venerdì 24 maggio 2013

Ancora sangue per la "religione della verità"


Quella a cui assistiamo, dopo l'ennesimo assassinio del soldato inglese, è la conferma che la parte migliore del modello religioso che si fa passare come misericordioso in realtà è una visione che nega la dignità umana a favore della benevolenza del dio. Quel dio buono e misericordioso visto come oggetto delle speranze umane. O delle loro frustrazioni (Stato psichico di profonda depressione o di sconfitta). Sono patetiche le considerazioni che si fanno sulla scout che ha avuto modo di parlare con l'assalitore con le mani insanguinate. Si continua a spostare il problema. Si prova a non volerlo vedere. C'era un nigeriano convertito all'islam che in preda all'esaltazione ma con grande freddezza decapita con una mannaia un soldato che sa essere stato in quel maledetto Afghanistan. Il problema non sono quasi mai le persone se non i folli come il vero picconatore di Kabobo ma le idee a cui si ispirano o la cultura a cui appartengono. Lo sforzo di millenni è stato quello di riconoscere nei fallimenti della storia criminale dell'uomo un barlume di saggezza: aprirsi criticamente alle multiformi manifestazioni della vita e trovarvi un senso non assoluto. Ma se i proclami a cui sono sottoposti i tanti immigrati di una certa fede, che ne fa la loro cultura sono i seguenti:

Corano (8:12) - "...Io getterò il terrore nel cuore dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le dita"

Corano (9:29) - "Combattete coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, e che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno dichiarato illecito, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano umiliati".


allora c'è poca possibilità di dia-logo ossia di comprensione reciproca. Le religioni sono l'infanzia dell'umanità, il luogo delle nostre speranze e il mezzo per le nostre illusioni. Alcune lo sono più di altre perchè la storia non le ha insegnato molto ed anzi le loro condizioni di miseria sono la condizione perchè questo humus culturale possa prosperare. Come ci dice con comprensibile preoccupazione Andrea Tedesco: la posta in gioco oggi, di fronte all'islam radicale in ascesa, non sono soltanto i diritti umani e la libertà religiosa dei cristiani del Pakistan, ma i diritti umani e la libertà religiosa di ciascuno di noi, di ogni essere umano su questo pianeta. Cosa possiamo fare? Come arginare l'ondata di marea dell'islam radicale, che minaccia di sommergerci tutti?   

Non possiamo più aspettare a comprendere cosa stanno facendo da noi, in Svezia e hanno fatto nelle periferie francesi, a Boston e nelle loro terre, dove le varie primavere si sono rivelate dei caldi inverni. Non ci nascondiamo dietro il cerino della convivenza. Ci chiediamo:
Ma perchè dopo più di 1300 anni questa religione del libro continua a mietere vittime?
Siamo di fronte a una minaccia mortale che si chiama Islam.

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